sabato 18 aprile 2009

Il (sottile) confine tra Bene e Male

Dopo il sisma che ha colpito L'Aquila (e dintorni) il 6 Aprile, si è detto e si è scritto (e fortunatamente si è fatto) di tutto.
L'infausto evento è stato di fatti catalizzatore di una serie di mea culpa (di tutti).
Un evento così catastrofico, che oltre a portare via molte vite umane, ha inghiottito anche l'identità di un importante (ed affascinante) città medievale, servirà quanto meno da slancio per una nuova etica di tutti gli addetti ai lavori (e non solo) in tutta Italia.
Ovunque si leggono e si ascoltano discorsi sulla malversazione dell'edilizia Italiana, gli altarini sono saltati, i controlli si intensificano (speriamo che duri).
La distruzione provocata dal sisma ci ha messo di fronte a innumerevoli verità, tra le quali l'estremo bisogno di Architettura, che per esistere tanto per cominciare deve resistere, o meglio, coesistere (volendo sognare sinergizzarsi) con le forze della natura, deve assolvere al primo compito per cui è nata, dare riparo.
L'Architettura deve formare società, fornendo elementi tangibili della propria identità (il vivere in una zona sismica è un forte tratto identitario).

Non dobbiamo dimenticare che L'Aquila è il capoluogo della regione Abruzzo, erano lì le poste centrali, e altri uffici direzionali, ma con Avezzano che preme per diventare provincia e Pescara per diventare capoluogo di regione, si corre il rischio che nasca una specie di faida.
Spero naturalmente di sbagliarmi, o chissà sarebbe la cosa migliore (fermo restando che io le regioni le abolirei).

Il terremoto è stato un evento tanto sconvolgente quanto importante, dal mio punto di vista tutti gli ostacoli sono trampolini verso un qualche cosa di migliore (il solito ottimismo che non mi porterà lontano), non era qualcosa di evitabile, non si può controllare, si può solo stare allerta.

P.S. Accennando alla ricostruzione, la butto lì, visto che l'Abruzzo è la regione verde d'Europa, far diventare L'Aquila la città più ecocompatibile del mondo non sarebbe male.


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